martedì 31 dicembre 2013

Arrivederci, amore, ciao.



Dice arrivederci il guerriero che parte in missione. Si volta e ha il desiderio di correre da chi ha lasciato. Per un solo maledettissimo attimo ha voglia di rimangiarsi tutto. Di non partire. Di non combattere il nemico. Di non cercare principesse. Di non rischiare la vita.
Nello spazio di un attimo, percorre i dieci passi che lo separano dall’uscio caldo e riprende in mano la vita che per un pelo non ha lasciato. Al diavolo draghi e solitudini.
Arrivederci è esattamente quell’attimo, quello spazio di tempo che percorri con l’immaginazione.
Dice arrivederci chi torna indietro. Chi desidera tornare indietro.
Desidero tornare indietro ogni volta che lascio Torrecuso e, per un istante, mando al diavolo tutte le mie principesse, lascio tossire tutti i miei draghi e ricordo solo da dove vengo, perdendo di vista dove vado e il mio stesso andare.
Banalmente, ho inaugurato questo blog nel segno dell’arrivederci. Nel nome di quella nostalgia che attanaglia Ulisse. Il mio dolore del ritorno.
È l’ora di smetterla. È l’ora di smettere di vivere nell’attimo dell’arrivederci anche quando quell’attimo è finito.
Adesso è il tempo della ragione. È il tempo delle scelte. È il tempo di lottare contro l’atavico fatalismo del Sud che mi porto addosso.
È il tempo di seguire il cuore, nonostante la paura.
È di nuovo il tempo di giocare al gioco della fiducia.
È il tempo di fare di necessità, virtù e indicare sul mappamondo i posti dove ti piacerebbe vivere, dato che in Italia al momento non puoi.
Quale giorno migliore dell’ultimo dell’anno per chiudere un blog che non parla più di me?
Quale giorno migliore per trovare in posti sconosciuti il coraggio che mai avrei pensato di avere e comprare un biglietto di sola andata?
Arrivederci, amore, ciao.