domenica 13 novembre 2011

Caro Silvio, ti scrivo

Caro Silvio Berlusconi,
ti scrivo da Parigi, ma non ti porto le congratulazioni di Sarkozy per le tue recenti, sopravvenute, dimissioni. Non sto qui a raccontarti, come avrei fatto se tu fossi ancora Presidente del Consiglio del mio Paese, le barzellette che circolano su di noi in Europa. Le volgarità delle tue notti e la povertà intellettuale del tuo operato politico. Non sto qui a dirti che, forse, con altri al timone sarebbe stato diverso persino il mio futuro. Il mio piccolo misero futuro. Non preciso che non solo non ti ho votato, ma che non lo avrei fatto neanche se mi avessero costretto.
Mi limito alla mera constatazione di fatto: hai segnato almeno – e le mie speranze di longevità sono elevate – un quarto della mia vita.
Nel 1993 avevo solo cinque anni. Eri il mio sogno proibito: quando il tuo volto era trasmesso in tv, papà mi permetteva di alzare il dito medio contro di te. L’unico uomo col quale io abbia mai potuto permettermi di essere scortese e rozzamente maleducata. Lo schermo era grande, la dimensione della profondità accentuata: nessuno aveva ancora messo in giro l’ultrapiatto. Mio padre più giovane. Tu, sempre lo stesso.
Solo qualche capello in più.
Mi vanto sprezzantemente di essere antiberlusconiana da quando ho dieci anni circa. È un modo di vivere, l’antiberlusconismo. Mia madre mi ha spiegato chi fosse il nostro Presidente all’età di dodici anni. L’aneddoto che preferivo era la storia del tuo stalliere, membro o/e connivente con la malavita organizzata. Divulgavo il verbo in classe. Raccontavo ai compagni. Facevo informazione. Ero solo alle medie.
Restavo di sasso, se e quando scoprivo che una persona simpatica, gradevole ed educata si schierava dalla tua parte. Immediatamente, scattava una diminutio umana tranciante.
Ricordo bene il libro che hai inviato nelle case degli italiani. Un progetto ambizioso per il Paese. Un volume azzurro, pieno di foto. Povero di parole. Sintomo e avvisaglia del futuro: non avresti mai potuto cambiare davvero l’Italia, come predicavi. Lo staff che regge e costruisce il tuo personaggio non dà abbastanza importanza alle parole espressione di pensiero. Alla capacità che solo i pensieri hanno di rivoluzionare il mondo.
E qui il materialismo storico fa un triplo salto mortale avvitato. E precipita su di me. Per eliminarmi dalla circolazione.
Comunque, al tempo del libro azzurro che evitavo persino di sfiorare, per il timore di contaminazioni, ero al liceo. Classico.
Sul giornale di istituto, scrivevo articoli infiammati, nella pagina di politica interna. Una indignados sedicenne, diciassettenne, diciottenne.
Ho sfilato a Roma, il 14 dicembre 2010. Ero nel lungo corteo che ha trasformato l’Urbe in un campo minato. Ho sperato, quel giorno. Ho sperato che alla Camera non ti dessero la fiducia. Sognavo – e sogno, un mio vizio di origine ineliminabile -, un mondo migliore. Un’Italia diversa.
A Roma, quel giorno, ho avuto anche paura. Sono scappata dalla polizia che minacciava di caricare i manifestanti. E di randellare anche me. Eppure io non avevo caschi, né mazze. Men che meno passamontagna. Se mi avessi visto, avresti detto che avevo un volto carino.
Inutile precisare che ho seguito le tue imprese sessuali. Letto quotidiani nazionali divenuti, all’improvviso, riviste pornografiche. Basta un processo al Premier per trasformare la Repubblica in Novella 2000. Ho compianto Noemi, Ruby e tutte le altre.
Ma non ti scrivo, stanotte, per rimproverarti. All’alba della Terza Repubblica, con un Paese in frantumi e delle speranze da ricostruire, mi sembrerebbe molto italiano capovolgere bile e problemi su di te. Mandare il capro nel deserto per espiare. Molto berlusconiano, in fondo, come atteggiamento. Da vigliacchi.
Mi hai strappato un sorriso, in fondo, quando hai deciso di chiedere la fiducia sul Rendiconto. Non potevi crederci. Non volevi credere di avere perso la maggioranza. Dovevi sbattere la testa nel muro. Tutti i deputati che avevi comprato si erano rivenduti. Il sistema malato di clientele, tangenti, gioielli, case e incarichi non poteva ritorcertisi contro. Lo avevi inventato tu. Eppure, il figlio può divenire più forte del padre. Frankestein docet.
Ricorda: chi ha tradito una volta può farlo sempre, caro Silvio.
E la rete ammuffita di chi si è venduto e poi è passato al nemico, voltandoti le spalle, è il tuo capolavoro. La preziosa eredità che lasci dietro di te.
Saresti morto comunque. Quantomeno, con l’avanzare del tempo, la probabilità di scomparire aumenta, per la legge della vita. Ma il sistema non muore. Il re è morto. Viva il re. Il mistero dell’istituzione monarchica che si perpetua, nonostante i secoli. Intatta e illesa, mentre i re muoiono.
Ebbene, tu muori.
Ma la politica povera non muore.
L’Italia che non legge i giornali e vede il Grande Fratello non muore.
Oggi vitupera il cadavere di Mussolini. Domani sceglierà un nuovo dittatore.
Ma stanotte è la fine di un’era e posso decidere di non pensare alla classe politica malata, pasciuta e cresciuta dal berlusconismo.
Stanotte posso permettermi di sognare. Di sognarti. Sulle parole di Eluard.

“Sui quaderni di scolaro
Sui miei banchi e gli alberi
Sulla sabbia sulla neve
Scrivo il tuo nome

Su ogni pagina che ho letto
Su ogni pagina che è bianca
Sasso sangue carta o cenere
Scrivo il tuo nome

Sulla giungla ed il deserto
Sui nidi sulle ginestre
Sull'eco dell'infanzia
Scrivo il tuo nome

Sui miracoli notturni
Sul pan bianco dei miei giorni
Le stagioni fidanzate
Scrivo il tuo nome

Su tutti i miei lembi d'azzurro
Sullo stagno sole sfatto
E sul lago luna viva
Scrivo il tuo nome

Sulle piane e l'orizzonte
Sulle ali degli uccelli
e il mulino delle ombre
Scrivo il tuo nome

Sopra il lume che si accende
Sopra il lume che si spegne
Sulle mie case raccolte
Scrivo il tuo nome

Su ogni carne consentita
Sulla fronte dei miei amici
Sulla mano che si tende
Scrivo il tuo nome

Sul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Sull'immemore speranza
Scrivo il tuo nome

E in virtù d'una parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti

Libertà”.

All’Italia.

3 commenti:

  1. Ho avuto i brividi in diversi punti della lettura e vorrei tanto scriverti un commento all'altezza dell'argomento, ma riesco solo a dirti che è uno scritto bellissimo, degno della tua penna!

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  2. Imbarazzante! Scopri i segreti di famiglia! Un bacio :)

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